10 best practice sull’uso degli inibitori di pompa protonica nel trattamento del paziente ambulatoriale

Gli inibitori di pompa protonica (IPP), sono tra i medicinali più comunemente prescritti in Italia e nel mondo e rappresentano un’opzione efficace sia per il trattamento delle patologie acido correlate che per la prevenzione del danno gastro-duodenale da farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS).1

La potente azione soppressiva dell’acidità gastrica risulta efficace:

  • nella guarigione delle complicanze della MRGE e nella relativa riduzione dei sintomi
  • nella guarigione di ulcere gastriche e duodenali
  • nel ridurre l’effetto lesivo dei FANS sulla barriera mucosa gastrica
  • nella gestione di alcuni sintomi dispeptici quali il dolore e il bruciore epigastrico.1

Nonostante ciò, spesso le condizioni di impiego nella pratica clinica, supportate da evidenze scientifiche, sono inappropriatamente estese a situazioni non necessitanti l’uso di tali molecole e al di fuori della regolamentazione dei limiti di prescrivibilità. In questi casi il paziente è esposto ai potenziali rischi connessi ad effetti secondari senza ricevere i benefici dell’effetto primario.1

I rischi potenziali, in ragione del frequente uso di questi farmaci e dei relativi costi, sono stati oggetto di pubblicazioni creando un clima di allarmismo e disorientamento prescrittivo nella classe medica, aggravato dai continui controlli amministrativi sull’appropriatezza prescrittiva.1

  1. Pertanto ecco una serie di indicazioni pratiche sul corretto e appropriato utilizzo degli IPP in Medicina Generale.2
  2. Per i pazienti in terapia con IPP, effettuare regolare revisione dell’indicazione terapeutica, motivata con documentazione a supporto.
  3. Tutti i pazienti senza indicazione per utilizzo cronico (es. pazienti che hanno iniziato un trattamento in acuto in ospedale) dovrebbero essere considerati per test clinici di de-prescrizione.
  4. I pazienti che assumono IPP per uso cronico 2 volte al giorno dovrebbero ridurre la posologia a 1 compressa/capsula al dì.
  5. I pazienti con gastroesofagiti da reflusso complicate (es. esofagite erosiva severa, ulcera esofagea, stenosi peptica) non dovrebbero interrompere il trattamento con IPP.
  6. I pazienti con esofago di Barrett, esofagite eosinofila o fibrosi polmonare idiopatica non dovrebbero essere considerati nei test di deprescrizione.
  7. I pazienti che utilizzano IPP dovrebbero essere valutati per rischio di sanguinamento gastrointestinale prima di considerare la de-prescrizione.
  8. I pazienti ad alto rischio di sanguinamento gastrointestinale non dovrebbero essere considerati per de-prescrizione.
  9. I pazienti che interrompono la terapia a lungo termine con IPP dovrebbero essere informati che potrebbero sviluppare sintomi transitori al tratto gastrointestinale superiore a causa di ipersecrezione di acidi.
  10. In caso di de-prescrizione dei PPI si può considerare sia la riduzione della dose che l’interruzione.
  11. L’interruzione di terapia con PPI dovrebbe essere basata solo sulla mancanza di indicazione e non per timore di insorgenza di eventi avversi.2
Bibliografia:
  1. Tosetti et al. Rivista Società Italiana di Medicina Generale. 2018; 3(25).
  2. Targownik et al. Gastroenterology. 2022; 4(162).

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